Personaggi misteriosi, santi e protettori, città e paesi, hanno sempre ambito a trovare un posto di primo piano su di una carta valore. Due esempi magistrali li riporta, giusto per fare un esempio, Vaccari News in un intervento dedicato al binomio francobolli e politica. Si tratta di due articoli, uno del 1864 e l’altro del novembre 1914, che mettono in luce approcci diversi, ma che toccano lo stesso tema. Un secolo e mezzo fa, è la rivista belga “Le timbre-poste”, secondo gli specialisti la più antica che si conosca, a richiamare tale spinoso argomento. Nel numero pubblicato a novembre del 1864, un redazionale è intitolato “Collectiomanie et politique”. “Ecco due parole che urlano a trovarsi insieme”, evidenzia con i toni dello scandalo il periodico, nel rivelare delle forti pressioni che avrebbe subito. Ingerenze che avevano a che fare con una strana richiesta di francobolli delle Romagne, ovviamente non più venduti agli uffici postali di Bologna, ma che si diceva essere stati acquisiti, guarda caso, dal Governo di Bruxelles. Ed il richiedente, nella città emiliana, per ottenere il proprio scopo raggiunse gli ambienti nordeuropei che contavano, facendo attribuire principi liberali e massonici al fondatore del periodico, Jean-Baptiste Moens. Un classico esempio di uso improprio del potere politico per un fine privato, quello collezionistico.
Differente, ma di analogo tema, è invece quanto appare, nero su bianco, nel novembre del 1914 sul “Bollettino filatelico”, rivista questa volta assolutamente "made in Italy". La Prima guerra mondiale aveva dato fuoco alle polveri sull'intero continente e la testata filatelica metteva in evidenza come l’emissione di cartevalori possa addirittura anticipare precise mire espansionistiche, solo in seguito ratificate dalla diplomazia reale. “Il primo atto d’imperio di uno Stato che mette piede su un lembo qualunque di terra, si manifesta sempre con l’emissione di francobolli speciali”, riporta l'intervento di Berti Merry ripreso da Vaccari News. “E magari, quando si vuol dare ad intendere ai gonzi che quella occupazione è soltanto temporanea, si emettono dei francobolli provvisori, cioè quelli metropolitani con la loro brava soprastampa”. Citando, fra gli esempi, le emissioni per la Bosnia-Erzegovina con l’aquila austroungarica (risalenti al 1879), che precedettero di quasi tre decenni l’inglobamento del territorio (avvenuto nel 1908); quelle di Cipro con la regina Vittoria, distribuite molto prima (datano 1880) dell’annessione formale (1914); le serie per Creta (1900), che anticiparono il passaggio dell’isola alla Grecia (1913). Giusto per fare qualche riferimento, assolutamente non esaustivo, ma certamente significativo.
Lo stesso oggetto dentellato, ed a questo punto non ci stupirà di certo saperlo, fu ampiamente utilizzato per la propaganda politica di regime e la contropropaganda bellica. Durante la Seconda guerra mondiale furono approntati dei
francobolli contro il regime nazista in Germania, così come nel Regno Unito contro il
regime comunista russo. Sia Adolf Hitler che Stalin sono stati raffigurati in francobolli privati, poco più che vignette, ma con
iscrizioni polemiche o con immagini raccapriccianti del volto, tutto ciò ad opera delle
forze occupanti inglesi o americane. In Italia un valido esempio di propaganda resta il francobollo, copiato dal tipo dedicato all'accordo
dell'Asse Italo-tedesco, con i volti di Mussolini e Hitler, che al posto del
motto "Due popoli, una guerra", reca "Due popoli, un führer". Sempre nel nostro Paese furono emessi, subito dopo il conflitto, alcune particolari "valori" postali intitolati alle "vittime politiche", con i volti dei martiri antifascisti (compreso Matteotti),
recanti valore facciale di 1 lira o 2 lire.
Tanti sono i casi citabili, ma due esempi bastano per tutti. Il primo ha una portata assolutamente internazionale. Le cronache specializzate lo raccontano come collezionista instancabile, un uomo che alla sua passione dedicava molte ore, in gran parte notturne: raccoglieva francobolli di tutto il mondo, disposti dentro album, a loro volta conservati in un baule di legno. Fulcro della collezione era la raccolta di saggi, prove e varietà di francobolli americani del Novecento, spesso donati direttamente dal Bureau of Engraving and Printing, la stamperia nazionale americana. Il suo nome è tutto un programma: Franklin Delano Roosevelt. Ne fa un ritratto collezionistico "da casella" il numero di aprile 2013 della rivista Il Collezionista. «Quando ero un giovanotto ho scoperto che mostrare i propri francobolli era un modo molto utile per catturare l’attenzione di una donna», ammicca lo stesso Roosevelt nell'alludere alla sua passione filatelica durante il colloquio con re Giorgio VI. È il giugno del 1939, la Gran Bretagna sta per entrare in guerra ed il monarca corre negli Stati Uniti per chiedere il sostegno. Il Philatelic President, come era chiamato, si era avvicinato alla filatelia a otto anni, su suggerimento dei genitori.
Giulio Andreotti non fu certamente il solo a caldeggiare qualche emissione particolare. Fece parlare, nel 1973, il francobollo dedicato alla torre di Pisa, emesso l'8 ottobre. Si discuteva all'epoca dell'ottavo centenario della "pendente" più famosa al mondo, che però nel 1173 fu solamente iniziata, per esser poi conclusa duecento anni dopo, nel 1372. Comunque sia, tale ricorrenza non era prevista nel calendario filatelico del 1973, se non fosse che il ministro Giuseppe Togni, desideroso d'offrire un gesto di riconoscenza politica ai suoi elettori pisani, decise per un bel quadretto dentellato, ordinato fresco fresco al Poligrafico. Da quando Bettino Craxi iniziò a circolare ai piani alti del Palazzo, il fenomeno che coniugava francobolli a politica trovò massimo risalto in ambito filatelico e postale.
Fulgido esempio di intreccio tra politica e filatelia, resta il francobollo da 2.000 lire, espresso e molto “raccomandato”, che il 31 maggio 1986 celebra la Giornata dei martiri e dei caduti per l’indipendenza nazionale. Si trattò, in realtà, di un’emissione spot, giacché la “Giornata”, proclamata proprio dall'Onorevole Bettino Craxi, all'epoca già Presidente del Consiglio, non ebbe mai svolgimento. Eppure, il bollettino illustrativo, firmato dallo stesso leader del Partito socialista italiano, insediatosi tre anni prima a Palazzo Chigi alla testa del pentapartito Psi-Dc-Psi-Pri-Pli, parebbe testimoniare un evento già codificato, per di più corroborato dal francobollo celebrativo. La Giornata dei martiri e dei caduti per l’indipendenza nazionale, si legge a firma di Craxi nel cartoncino diffuso all’antivigilia del quarantesimo anniversario della Festa della Repubblica, è stata istituita per accomunare in una stessa memoria ed in una stessa celebrazione tutti coloro che hanno offerto la loro vita per la nostra unità e la nostra indipendenza. Nella trasposizione grafica di Emidio Vangelli De Cresci una figura simbolica bagna con il proprio sangue il rosso della bandiera italiana.
I Patti di Villa Madama, anch'essi ricordati con una emissione datata 15 ottobre 1985, furono un altro dei veloci “colpi di mano” tipici della personalità craxiana. L'accordo di Villa Madama, noto anche come nuovo concordato, fu una serie di patti volti a «regolare le condizioni della religione e della Chiesa in Italia» e stipulati dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi per la Repubblica Italiana e il Cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli per la Santa Sede. La normativa relativa alla Chiesa cattolica è contenuta nella Legge 25 marzo 1985, n. 121 di ratifica ed esecuzione degli accordi firmati a Roma il 18 febbraio 1984, cui si aggiunge un Protocollo addizionale. L'accordo vede come contraenti la Santa Sede e lo Stato italiano, i cui rapporti sono già regolati dai "Patti Lateranensi", che possono essere modificati di comune accordo senza ricorrere a "revisione costituzionale", ma che necessitano di ulteriori modifiche consensuali del Concordato Lateranense a causa del continuo processo di trasformazione politica e sociale. Il secondo prevede che ulteriori materie per le quali necessiti la collaborazione tra Chiesa cattolica e Stato possano essere regolate sia con nuovi accordi tra le due parti, sia mediante intese tra le competenti autorità dello Stato e la Conferenza episcopale italiana.
In tempi più recenti, a testimonianza che il francobollo mantiene quel valore di rappresentanza che va ben oltre il ruolo di mera affrancatura, corre l'obbligo di segnalare i francobolli stampati in proprio dalla Lega Nord e dal "Governo del Nord Italia", valori che in taluni casi sono stati accettati da uffici postali e regolarmente utilizzati. Considerati errinofili a tutti gli effetti, i dentellati padani vantano ormai diverse emissioni e sono considerate curiosità per il tema filatelico a sfondo politico - storico. Non aggiungo altro, perché di cose da dire sul binomio filatelia e politica c'è ne sarebbero tante da farne una interessante tematica trasversale al periodo Repubblicano e non solo!
Resta, come sempre, l'invito a sfogliare la mia collezione e a dare un'occhiata alla nuova modalità espositiva con cui ho inteso ridisegnare il mio ottavo album del periodo.
Puoi trovare i link a tutti gli album della mia collezione qui.
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