Non sapendo resistere alla possibilità di rivedere le schede iconografiche
nel più grande formato che la nuova stampante acquistata mi consente, ho
finalmente rivisto il mio sesto album repubblicano. Ghiotta occasione
per qualche integrazione e per eliminare alcuni fastidiosi refusi, ma anche per
riassaporare le emissioni di quel drammatico e controverso periodo degli
"anni di piombo".
Francobolli che poco raccontano della cronaca di quella turbolenta stagione repubblicana, narrazione che ho affidato alle schede di corredo, ma che ci mostrano una
interessante evoluzione, non ultima l'introduzione al Poligrafico della Goebel
BRM-SNO 300k, scelta tecnologica votata ad un balzo artistico nella produzione dei valori
dentellati italiani, sempre più proiettati alla valorizzazione del patrimonio culturale del Paese.
Lo spunto questa volta non me lo offre una delle tante esposizioni museali
oggetto costante del mio essere collezionista, ma una lunga divagazione sul tema
arte, collezionismo e filatelia, esternazione "moderatamente alcolica" fatta con un certo
patologico entusiasmo tra gli stand della appena conclusasi Veronafil, con tra le mani uno spritz. Chi
segue questo mio spazio virtuale dedicato alla personale idea che ho di
collezione, sa bene come la digitalizzazione e la riproposizione dei miei
"reperti" filografici esprima il concetto che la collezione può
essere vissuta e riproposta come un vero e proprio percorso museale, ove ogni
album è riletto come la sala virtuale di un museo o di una mostra, all'interno
di un percorso logico e strutturato.
L'osservazione postami è stata quella di
dimenticare anche quell'aspetto un po' asociale che caratterizza il
collezionista, talvolta morbosamente geloso di ciò che ha raccolto, al punto
quasi da volerlo condividere con pochi eletti, in modo massonico, quasi con un
rituale esoterico, rivolto solo ed esclusivamente a coloro che egli considera
suoi pari. Ragione per la quale il cercare d'assimilare il collezionista
filatelico al collezionista d'arte, di paragonare la propria raccolta ad un
percorso museale, rischia d' apparire una forzatura, quasi una esondazione dai
confini accademici.
Non è però forse per quella architettura liturgica, che
molti collezionisti hanno abbracciato, che si fatica a catturare l'interesse
delle nuove generazioni per l'oggetto dentellato? Ma siamo davvero sicuri poi
che arte e francobollo non siano fratelli da sempre, anche per il sentimento
collezionistico che li unisce o per le modalità con cui si potrebbe raccontarli
e, perché no, viverli? Discussione interessante, non c'è che dire!
Non c'è dubbio che la matrice del collezionismo trova in quello dell'arte,
fenomeno risalente all'antichità greco romana, il DNA originario del
"raccoglitore", pur con intenti ed ideali differenti: legati ad un
mercato stesso dell'arte o per quel mecenatismo a sostegno ed a patrocinio di
attività artistiche e culturali che nel passato erano patrimonio di pochi. Come
afferma Giuseppe Di Bella nel suo articolo "Breve storia di una passione travolgente: il collezionismofilatelico", appare evidente che il collezionismo filatelico, per
evidenti motivi di invenzione dello stesso, si colloca in epoche assai più
recenti di quello primigenio dell'arte.
"Il francobollo, emesso dal Regno Unito in epoca Vittoriana nel
Maggio del 1840, indubbiamente suscitò subito un notevole interesse
collezionistico. Le prime ad accorgersi della sua bellezza estetica e
decorativa furono però le signorine inglesi di buona famiglia che cominciarono
ad impiegarli per il decoupage (una maltrattata forma d'arte domestica?). Ne utilizzavano in quantità per confezionare graziosi
paralumi e talvolta anche per il decoro di intere pareti. Sempre Di Bella ci racconta che
però già nel 1841 apparve sul “Times” di Londra, un annuncio con il quale
erano ricercati francobolli usati! E’ quindi possibile affermare che la filatelia
è nata con il francobollo e che la diffusione del collezionismo di francobolli
fu esplosiva.
In pieno Ottocento la società europea era ancora sostanzialmente
rurale, affetta da una scarsa rappresentazione grafica, fatta eccezione per
quelle forme d'arte rappresentate da stampe, quadri ed affreschi. Una forma di
utilizzo evocativo o celebrativo ancora saldamente ancorata alla tradizione
classicista e dell’antichità, alquanto statica e detenuta da un nucleo
ristretto di soggetti, in gran parte ancora mecenati raccoglitori non
ancora proiettati alla massima diffusione delle proprie collezioni d'arte. Ma i
francobolli possiedono anche un altro aspetto straordinario ed affascinante che
ci ricorda Di Bella: "quello di far viaggiare e di far conoscere luoghi,
personaggi, avvenimenti e tradizioni anche senza muoversi da casa, peculiarità
non secondaria, in un’epoca in cui viaggiare era consentito a pochi".
E’
possibile affermare dunque che in Europa, alla data del 1900, la maggior parte
degli uomini in possesso di un minimo di istruzione e cultura, raccoglievano
francobolli, ma è ancor più curioso che coloro che, per rango e posizione
sociale, già collezionavano opere d'arte, dunque anche per il valore
culturalmente intrinseco delle stesse, collezionassero pure francobolli. Tra i
filatelisti si annoverano personalità di grande rilievo come Re Carlo II
(Carol) di Romania, Elisabetta II d’Inghilterra, re Faruk dell’Egitto, il
Presidente degli U.S.A. Franklin Delano Roosvelt.
C'è arte ed arte. Vero!
Ma a voler scavare nell'intimo di questo rapporto, che
lega le grandi espressioni grafiche del passato al riquadro dentellato, emerge
un fatto incontrovertibile: lo stesso francobollo evolve dalla sua sovrana
funzione di tassa postale ad elemento espressivo a 360 gradi. Lo fa attraverso
la tecnica del bulino. "L'incisione si può definire un'arte che per
mezzo del disegno e dei tratti delineati ed incavati su materie dure imita le
forme, i lumi degli oggetti visibili e può moltiplicarne gli impronti per mezzo
dell'impressione", in queste parole Francesco Milizia, teorico e
scrittore d'arte, nel Dizionario delle belle Arti e del Disegno (edito a
Bassano nel 1797) parla dell'incisione a bulino, tecnica invariata nei secoli,
con la quale si realizza la stampa d'arte più pregiata.
Il procedimento tecnico
dell'incisione calcografica è molto accurato e consiste nell'incidere una
lastrina di metallo (di solito rame) attraverso uno strumento da taglio, il
bulino, piccolo utensile in acciaio temperato, con la punta tagliata
trasversalmente ed affilata, che permette di realizzare un segno
particolarmente netto e preciso. Per incidere, si pone la lastra su un
cuscinetto di cuoio pieno di sabbia in modo che non si muova ma possa essere
spostata facilmente. Tutti i segni incisi, fino al più minuscolo tratto o
puntino, tornano a vivere inchiostrati e trasferiti sul rettangolo di carta del
francobollo esprimendo l'intuizione e l'anima dell'artista attraverso il
procedimento di stampa calcografica (calcografia è un termine che deriva dal
greco che significa rame e cioè scrivo, incido).
L'Istituto Poligrafico e Zecca
dello Stato mantiene viva questa tradizione, riservandola alla stampa di
francobolli, carte valori e prodotti di alta sicurezza, in modo da esaltarne
gli aspetti tecnici. Per la creatività e la capacità dei suoi artisti ed
incisori, il Poligrafico dello Stato Italiano si è affermato in ambito
internazionale nella produzione filatelica tanto che, ancora oggi, molte
amministrazioni postali straniere si rivolgono all'Istituto Italiano per la
realizzazione dei propri francobolli. Badate bene che a dire tutto ciò è un'intera tesi di laurea in Psicologia dell'Arte, da cui ho rapinato un piccolo
paragrafo, dal titolo "il francobollo tra arte e comunicazione nella repubblicaitaliana" a firma della Dottoressa Anna Sacco.
Appare difficile
ora contestare che, nel bene e nel male, anche un francobollo può essere
annoverato tra le opere d'arte per quel necessario estro a rappresentare la sintesi
di ciò che s'intende celebrare o commemorare e quell'abilità manuale
nell'inciderne ogni piccola sfumatura.
Per chi non ne fosse a conoscenza, aggiungo che proprio di francobolli
italiani, con un intero volume dal titolo "Biblioteca dell'Arte - I francobolli
italiani" già s'era occupato un tal Federico Zeri. Stimato conoscitore
d'arte, critico arguto, specialista della pittura italiana dal XII al XV
secolo, nel 1963 John Paul Getty, miliardario americano, lo chiamò per la
creazione del museo omonimo a Malibù; fu incaricato negli anni sessanta dal
Metropolitan Museum of Art di New York e dal Walters Art Museum di Baltimora di
comporre i cataloghi delle collezioni italiane; firmò come critico d'arte per
la Stampa ed in numerose trasmissioni televisive; nel 1984 fu fra i pochi ad
avanzare forti dubbi che fossero di Amedeo Modigliani le tre sculture ritrovate
a Livorno e considerate autentiche da numerosi esperti.
Curriculum a parte,
Federizo Zeri tratta nel suo saggio il francobollo alla stregua di un'opera
figurativa, oltre che simbolica, con un excursus
attraverso la produzione filatelica italiana dall'unità d'Italia alla fine
della seconda guerra mondiale. Il francobollo è per Zeri un indicatore preciso
di situazioni politiche e culturali, oltre che mezzo figurativo, per quanto
stringato e concentrato, di propaganda, capillarmente diffuso nei diversi
strati della società.
Attraverso le pagine di questo ampio saggio, Federico
Zeri ripercorre la storia dei francobolli postali italiani dagli anni sessanta
dell'Ottocento all'avvento della Repubblica: dai francobolli celebrativi degli
eroi risorgimentali a quelli raffiguranti i ritratti dei monarchi italiani,
dalle emissioni commemorative di speciali occasioni e avvenimenti politici o
civili a quelli propagandistici di epoca fascista dedicati alla supremazia
della letteratura e della civiltà latina e alla grandezza dei monumenti della
Roma antica, alla celebrazione dell'agricoltura e dei valori connessi alla
terra, oltre che all'importanza della scienza e della ricerca scientifica,
della musica, della letteratura e dello sport. Una galleria d'arte cui pare non
mancare nulla, critiche incluse.
L'arte compenetra l'arte. E lo fa quando,
esattamente in questo mio sesto album dedicato alle emissioni repubblicane, in
occasione delle prime serie dedicate all'arte italiana, il francobollo
ripropone le opere di artisti quali Jacopo della Quercia e Giorgio Vasari, ma
lo fa quasi come quando per tradurre due alfabeti differenti si renda
necessaria una sorta di translitterazione dei formati.
Se l'impiego della
calcografia offre un tocco di pregio e raffinatezza, è però la maestria dei
disegnatori del Poligrafico a dare il massimo di se, tanto da esondare quasi
nel "falso d'autore" poiché con il lavoro al bulino quadri ed affreschi
riprodotti non possono più dirsi opere di Guido Reni, Armando Spadini,
Boccioni, Marinetti, Arcimboldi, così come recita il francobollo, ma creazioni
di Tullio Mele, Alceo Quieti, Valerio Puliti, Francesco Tulli. Come dicono i
francesi si tratta di d'aprés di grandi Maestri dell'arte italiana,
reinterpretazioni al bulino filtrate dall'incisione e dalla sensibilità di un
altro artista.
Non male per una divagazione filatelica iniziata
davanti ad un aperitivo servito in un bicchiere di plastica. Potrei chiudere
ricordando che ciò che certamente accomuna però i grandi collezionisti della
vecchia generazione, siano essi esteti della materica pennellata, dello
scalpello plastico o del bulino, è la volontà prevalente di un fine culturale
che, come ben espresso da alcuni autori sulla materia, è "caratterizzato
certamente da ambizioni personali, ma non da interessi direttamente
economici".
Esiste dunque un parallelismo tra le due forme di collezionismo,
se non altro nel comune pensiero che creare una collezione, sia essa di dipinti
o di francobolli, è fondamentalmente un'operazione comunicativa ed il suo
risultato, così come ha sottolineato Antinucci nel saggio "Comunicare nel
museo", è di fatto un oggetto comunicativo, costituito da oggetti a loro
volta comunicativi. Anche quella sana follia, che caratterizza l'aspetto
psicologico del collezionista, da molti definito maniacale, non fa distinzione.
Francesco Poli, dal suo "Il sistema dell'arte contemporanea" rimarca
che chi per colui che raccoglie "si può parlare di un'attrazione quasi
patologica, in quanto attività soddisfacente di per se stessa. Per molti la
propria collezione diventa una realtà totalizzante, in cui proiettare
interamente la propria identità, come fosse una sorta di organismo dotato di
vita autonoma". In fondo è questo che rende le nostre collezioni
filateliche una diversa dall'altra, è questo che regala loro il fascino
dell'opera incompiuta. La collezione è il luogo in cui tutto avviene, è un
elemento in più nel rispetto dell'impegno di conservazione ed esposizione di
ciò che è parte del nostro patrimonio culturale. Così come il mecenatismo dei
primi grandi collezionisti, veri costruttori delle primigenie grandi raccolte
d'arte, si è evoluto in donazione ai fini della costituzione dei grandi musei,
lo stesso vale per quei collezionisti che, pur ricercando reperti in solitaria,
sentono l'assoluta necessità di condividere il senso estetico di una raccolta e
il valore culturale e storico della medesima.
La mia collezione
Per visionare in digitale il mio intero percorso collezionistico clicca qui
Bibliografia
➤ Giuseppe Di Bella, Breve storia di una passione travolgente: il collezionismo filatelico,
16/04/2010, http://www.clubfilateliaoro.it (ultima consultazione 30/10/2019)
➤ Anna da Sacco, Il francobollo tra arte e comunicazione della Repubblica Italiana,
Tesi di laurea in Psicologia dell'Arte, 2015, da www.ilpostalista.it
(ultima consultazione 30/10/2019)
➤ Federico Zeri, I francobolli taliani, Biblioteca d'Arte Skira, 2006, Skira
➤ Federico Zeri, I francobolli taliani, Biblioteca d'Arte Skira, 2006, Skira
➤ Francesco Milizia, Dizionario delle belle arti del disegno estratto in gran parte
dalla Enciclopedia metodica, Bassano 1797 (edd. segg.: ivi 1822; Milano 1802,
1804; Bologna 1827)
➤ Francesco Antinucci, Comunicare nel museo, 2014, Laterza
➤ Francesco Poli, Il sistema dell'arte contemporanea. Produzione artistica, mercato, musei,
2011, Laterza
Quest'articolo è distribuito con Licenza
Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.
Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.