Quando la passione si fa sempre più
forte, il collezionare diventa un “lavoro totalizzante”, assorbe
molto del proprio tempo libero e forse anche oltre. La passione resta quindi la
chiave di tutto, una molla che ti scatta dentro e ti porta sempre più
lontano. È così che la collezione, poco alla volta, diventa anche
costruzione di qualcosa. Di un mondo che è il mondo del
collezionista, ma è anche uno spaccato culturale che rappresentala
vitalità trasformazioni del presente.
Grazie anche ai consigli degli amici,
che seguono questo mio percorso collezionistico con affetto quasi maniacale, dopo l’ultima revisione della mia divagazione dedicata
alla
meccanizzazione postale, ho deciso di
smontare e rimontare
l’intero apparato espositivo, fedele alle teorie di
Jean Piaget sull’accomodamento. Occasione imperdibile per inserire anche nuovi reperti accumulati nel frattempo e che faranno quindi inedita comparsa tra le pagine dei miei album sull'argomento.

L’idea è quella di una
riorganizzazione che strutturi al meglio la visita di questa mia
raccolta, uno dei tratti tematici della mia collezione orientata a
raccontare, attraverso reperti filatelici e postali, l’evoluzione
della Posta attraverso i mutamenti della società e della tecnologia. Tutto ciò premesso che, come ho già avuto modo di scrivere in alcuni miei precedenti post, la meccanizzazione postale è forse una delle materie meno filateliche che esistano.
Eppure essa, o meglio la sua evoluzione, rappresenta un interessante oggetto di studio capace di fondere filatelia, filografia, marcofilia e storia postale. Per fortuna non sono l'unico a pensarla in tal modo, tanto è che sono davvero tanti i cultori della materia cui mi sono ispirato per montare i miei reperti e dai quali ho attinto a piene mani per correggere i miei refusi, le lacune, le imprecisioni cronologiche, così come per arricchire il corredo informativo. La pensa come me anche Alastair Nixon, validissimo collezionista di meccanizzazione postale britannica, che nel suo diagramma di Venn, presentato durante una conferenza anglosassone dell'ottobre 2016 dal titolo "Postal Mechanisation for Philatelists", inquadra l'argomento come "un tema collocato al centro dell'universo filatelico", sconfessando quando asserito da una rivista di settore che, nel 1980, definiva la meccanizzazione come "un aspetto collaterale della storia postale, privo di un chiaro significato".

Che la
meccanizzazione postale riemerga, di tanto in tanto, dal sottobosco del collezionismo dentellato non è una novità. Se gli studi sulle
bollatrici meccaniche curati da Alcide Sciortino, pubblicati su L'Annullo, sono stati successivamente riadattati per trovare degna collocazione sul sito Il Postalista, appare quasi enciclopedico il grande approfondimento firmato da Danilo Bogoni per
Storie di Posta dal titolo "Meccanizzazione". Recentissimo poi è un articolo apparso sul numero di novembre de
Il Collezionista a firma Fusco Feri dal titolo "
A Roma la prima e unica mostra sulla meccanizzazione postale".
La prima e unica mostra, in effetti, con tale tematica, fu inaugurata il 29 ottobre 1956 al Palazzo dei Congressi dell’Eur dal presidente del Consiglio, Antonio Segni, e due giorni dopo visitata anche dal Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi.
Lo scopo della rassegna, alla quale presero parte le Amministrazioni postali dei Paesi della Ceca, la Comunità economica del carbone e dell’acciaio (Italia, Francia, Belgio, Olanda, Germania Occidentale), nonché la Gran Bretagna e la Svizzera, era quello di mettere in evidenza i progressi raggiunti dai vari paesi nella meccanizzazione dei servizi postali e di favorire lo sviluppo di questa meccanizzazione coordinandola su un piano europeo. A tale proposito una sezione del mio percorso è esattamente dedicata alla mostra del 1956.

La collezione, infatti, grazie alla sua
digitalizzazione ha assunto i connotati di un percorso espositivo ove
gli album che raccolgono le missive assumono il ruolo di ambienti
virtuali e dove ogni singola pagina veste i panni dei pannelli e delle vetrine
che disegnano un ideale itinerario museale. Un viaggio in cui chi
osserva e legge attua una riflessione su se stesso e sul suo
ambiente, in senso allargato sulla realtà, dal punto di vista
diacronico e sincronico.
Credo che solo in tal modo la collezione
possa assurgere al ruolo di narratore. Un cantastorie capace di
avvincere il proprio curatore, ma anche e soprattutto il suo
“pubblico”. La collezione è per il suo fautore un’avventura,
un viaggio che è anche vocazione, ricerca, caccia. Per
colui che, invece, la collezione la partecipa da spettatore essa deve
rappresentare un sistema complesso centrato anche su di sé e sullo
stimolo di quella curiosità intrinseca ad ogni essere umano che, di fatto,
costituisce la vera matrice del processo di formazione.
Ho quindi voluto immaginare gli album
di questo percorso tematico, capace di molteplici interconnessioni
con la dorsale collezionistica cronologica del mio insieme
filatelico, come le varie stanze di una sezione museale, ognuna
capace di ospitare, esporre, esplodere un tema legato alla
meccanizzazione postale.
Intendiamoci, siamo ancora ben lontani da un’esposizione
esaustiva del tema, ma è pur sempre un buon inizio, anche in
previsione di una costante futura progettualità espansiva. Tenuto
anche in conto che, paradossalmente, questa sezione tematica offre
una duplice soddisfazione: quella di sviluppare un tema postale così
complesso ed articolato utilizzando reperti il cui valore venale è,
spesso, di pochi euro.
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> Link al primo album T1 |
Il primo album della sezione così
riorganizzata sviluppa il tema di partenza, ovvero la nascita e
l'introduzione del Codice di Avviamento Postale in Italia. Una storia
che si racconta in più capitoli, alcuni già citati in questo blog,
che illustrano i primordiali tentativi delle Regie Poste dell'Italia
unitaria di ripartire le grandi città in zone al fine di
razionalizzare la distribuzione, sino all'arrivo della fluorescenza
nei francobolli, metodologia evoluta per quel passaggio epocale degli
anni Sessanta che sarà la codifica automatizzata del CAP.
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Secondo Album T2 |
Il
secondo album affronta un aspetto della meccanizzazione postale che
prende avvio negli uffici postali sparsi nella penisola, dai più
piccoli ai più grandi e trafficati centri ferroviari, e che riguarda
la progressiva automazione dei sistemi di bollatura.
Un viaggio tra
le “macchine” bollanti e le loro impronte, ma anche un percorso
trasversale che dal Regno si allunga sino ai giorni nostri
attraversando epoche e costumi ben precisi di un'Italia che cambia. Dai primi
tentativi di meccanizzare la bollatura, sottraendola alla gestualità
manuale del bollo impresso a mano, ai moderni sistemi di annullamento
inseriti come moduli operativi nei grandi impianti di smistamento in
dotazione dei Centri di Meccanizzazione Postale di seconda
generazione.
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Terzo Album T3 |
Il terzo album chiude il capitolo dedicato alla meccanizzazione della bollatura e apre un nuovo percorso che narra di quella
straordinaria rivoluzione tecnologica che in Italia ha visto la Elsag
San Marco quale indiscussa protagonista dei nuovi sistemi
computerizzati per la codifica del Codice di Avviamento Postale.
Un'inusuale analisi di piccoli, talvolta impercettibili, grafiti
applicati sulle nostre missive. Dalle barrette fosforescenti alle
codifiche lineari basate sul sistema binario. I primi segni evidenti
del sempre maggiore apporto di nuove tecnologie, guidate da microprocessori, per la lavorazione e l'inoltro della parola
scritta.
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Quarto album T4 |
Sul quarto album la tecnologia evoluta la fa da
padrone. L'idea è quella di raccontare, attraverso lettere e
cartoline quasi dei giorni nostri, la progressiva evoluzione del sistema logistico di Poste
Italiane, la nascita del grande piano di meccanizzazione nazionale,
lo sviluppo dei centri meccanizzati, lo studio dei grandi impianti e
dei nuovi codici impressi da questi ultimi sulle nostre lettere.
Algoritmi tanto sorprendenti, quanto complessi da decifrare.
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Quinto album |
Al quinto album ho affidato la genesi
della grande meccanizzazione postale vista e raccontata da un punto
di vista capace di esondare gli italici confini, assumendo quindi una
dimensione internazionale che parte dall'origine della specie: la Transorma. A ripensarlo oggi, guardando le immagini dell'epoca, l'entusiasmo che gli addetti ai lavori provarono con il passaggio dallo smistamento completamente manuale a quello automatizzato offerto dalla Transorma, ha dell'incredibile. Ma in quel periodo ciò che oggi pare poca cosa era veramente un enorme passo in avanti. La produttività di Transorma, con cinque operatori, poteva raggiungere le 15 mila lettere all'ora, circa il doppio della media di un sistema di smistamento manuale dell’epoca.
Prodotta dall'azienda olandese Werkspoor, la Transorma funzionava sul principio dello smistamento diretto. Ogni operatore, collocato nella parte superiore della struttura, prelevava manualmente da un cassetto la missiva e, dopo aver letto l’indirizzo inseriva, utilizzando una tastiera, un codice di ripartizione, ponendo poi l’oggetto in una guida da cui, attraverso un sistema di movimentazione, lo stesso era depositato in una delle diverse caselle di raccolta che, variavano da 100, nei modelli più piccoli ad un solo operatore, sino a 300 nelle versioni con cinque operatori. L’efficienza di tale sistema era dunque direttamente proporzionale alla capacità degli operatori impiegati di memorizzare con precisione quanti più codici di ripartizione possibile. La versione più grande era alta circa 4 metri, e si allungava per quindici metri con una larghezza di sei. Pesava parecchie tonnellate ed era in grado di convogliare la corrispondenza dal piano inferiore a quello superiore attraverso un nastro trasportatore.
Con la Transorma ha inizio il grande laboratorio inglese di Brighton, primo vero centro di sperimentazione che getterà le basi per il progetto ALF testato su larga scala a metà degli anni Cinquanta nel centro postale di Southampton.
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Sesto album |
Al sesto raccoglitore ho affidato il compito di guidare il visitatore lungo un percorso esplorativo sulla storia della meccanizzazione postale allargata al quadro europeo, analizzando e cercando di conoscere meglio la sua evoluzione nei maggiori paesi del Vecchio Continente, partendo da Germania e Francia. Un argomento vasto, su cui c'è tanto da raccontare e che, piano piano avrà anch'esso il suo onorevole spazio in questo mio itinerario.
Elenco dei post sul tema:
🔄 La meccanizzazione postale
🔄
Smontare e rimontare come in un museo
🔄
L'evoluzione tecnologica come testimone della parola scritta
🔄 La rosa dei venti ... per ripartire dalla Città Eterna
🔄 Meccanizzazione postale: una divagazione tematica riorganizzata
La mia collezione
Per visionare in digitale il mio intero percorso collezionistico clicca qui
Bibliografia
➤ Alastair Nixon, Postal Mechanisation for Philatelists,
Meter News Internet periodical UK Postage Meter topics, www.meterfranking.co.uk
➤ Alcide Sortino, Di bollo in bollo, raccolta articoli da L'Annullo, www.ilpostalista.it,
(ultima consultazione 30/10/2019)
➤ Danilo Bogoni, Meccanizzazione, Storie di Posta Volume 8,
Speciale Cronaca Filatelica n°12
➤ Fusco Feri, A Roma la prima e unica mostra sulla meccanizzazione postale,
novembre 2016, Il Collezionista (Bolaffi)